Un po’piu’ di una media

aprile 16, 2024
TANAKA Juuyoh, flickr.com

Dove nascono le scintille della nostra curiosità? davanti alla stessa scena due persone possono nutrire domande profondamente diverse. Allora poi torniamo indietro a cercare di capire cosa ci ha fatto appassionare a temi specifici, cosa ci ha sensibilizzato su alcuni temi piuttosto che altri. Il punto non è tanto da dove derivino le nostre propensioni, ma che cosa ce le ha fatte sviluppare. Ci sono un sacco di argomenti e ambiti con i quali sono stato a contatto, che mi hanno appassionato, ma poi ho preso altre strade. ecco, quelli sono i semi delle nostre domande. le passioni che incontriamo e che non riusciamo a soddisfare appieno o nelle quali vediamo mondi meravigliosi che gli altri fanno fatica addirittura ad immaginare.

Non possiamo essere sempre felici, se no non lo saremmo mai, oppure non riusciremo mai a distinguere la felicità dalla normalità. Ci possono essere dei periodo felici, ma ecco qui si parla di un intervallo temporale, di una media insomma. Di uno strano fattore che non è solo la somma degli istanti, ma è qualcosa di più ampio. Ecco, forse la sensazione di un momento felice è una strana entità matematica data dalla somma degli istanti vissuti, che può valere di più di ogni suo singolo istante, una sorta di media che però considera da dove siamo partiti e dove andremo e che può variare nel breve futuro, giusto per capire se è una felicità solida o semplicemente illusoria.

Giocare a carte sul balcone col sole sa tanto di estate, di mare, di noia e di leggerezza. Ci hanno fregato davvero quando ci hanno tolto la noia, quando ci hanno fatto vedere che quel tempo in cui ci annoiavamo si poteva usare per fare altro di più produttivo, di sempre utile. Invece a volte l’inutilità e la noia, se non abusate, possono essere all’origine delle nostre nuove idee.

“…E nel tuo cassetto un libro letto e una Winston blu…”


Non bastano le singole azioni

marzo 17, 2024
Roberto Ferrari, flickr.com

Faccio fatica a cambiare le abitudini consolidate se il motivo non è urgente o non ne vedo benefici nel breve termine. Il problema delle piccole abitudini positive è che quasi mai sono utili di per sè, ma in un quadro più grande danno alla lunga un valore aggiunto. Ecco, già ci si rendere conto che stiamo parlando di “quadro più” ampio, quindi una prospettiva di valutazione diversa e “alla lunga”, percè come la maggior parte delle cose nella vita alla fine conta la media, il valore puntuale sì, ma lascia il tempo che trova. Tra i vari motivi per cui negli anni abbiamo perso fiducia nel sistema scolastico è proprio il quadro più ampio, abbiamo spinto al massimo le nostre abilità nel rispondere alle domande, senza imparare a farle. Abbiamo iniziato a misurare ogni singolo aspetto della nostra carriera scolastica, senza però un voto complessivo. Insomma non basta saper fare le singole cosae, cota saperle mettere assieme. Così poi ci troviamo in un mondo fuori, complesso, in continuo divenire che segue regole diverse e non sempre ci sappiamo muovere.

A cucinare mi rilasso, riesco a focalizzare l’attenzione sui vari passaggi senza totalmente estraniarmi. Riesco a rilassarmi anche perchè vedo un percorso e ne sono artefice. Cucinare mi rilassa perchè ogni volta è provare qualcosa di nuovo (a volte va bene, a volte, ecco… no). Cucinare mi aiuta a riscoprire me stesso, i miei gusti e anche i miei bisogni. Mangiare è cultura, mangiare assieme e condividere è stupendo. Per conoscere davvero una persona, mangiaci assieme. Poi chiacchierate.

Alle volte ci vorrebbe un manuale per stare al mondo, una breve guida che ti spiega il buon senso. Coltivare l’empatia, pensare alle conseguenze delle nostre azioni. Non voglio un mondo zuccherino, non sarebbe sostenibile, gestire le cose brutte che ci capitano è necessario. Insomma è irreale come un mondo senza guerra: bello, ma appena uno scopre che può trovare una scorciatoia di forza per ottenere ciò che vuole, agli altri cosa resta da fare per opporsi? Quello che però servirebbe è che ciascuno di noi ci provi a migliorare con le altre persone, a volte riuscendoci, altre volte meno… ma il punto è sempre provare e imparare.

“…Guarda me, prendo tutta la vita com’è…”


Avere già scelto, per altri motivi

febbraio 29, 2024
capsicina, flickr.com

Mi è capitato di sentir parlare bene di un album di musica classica (Brani di Ravel diretti da Ozawa). L’ho trovato in streaming e l’ho ascoltato, stupendo effettivamente. Poi mi è venuto in mente che io quell’album ce lo avevo, lo avevo già ascoltato. E di fatti cercando tra i miei dischi l’ho trovato. Ecco la cosa curiosa è che io quel disco già lo avevo, ma racconta un periodo della mia vita in cui ero più inconsapevole. Lo avevo comprato perchè era di Ravel, era delle Deutsche Grammophon, ma tutto il resto – chi lo dirige e chi suone – che sono cose che oggi mi interessano molto di più erano informazioni a contorno. Confermare scelte del passato è una cosa ottima, essere maggiormente consapevole della scelta è un valore aggiunto che dà un po’ di fiducia al tuo istinto e allo stesso tempo rinnova la tua visione sulle decisioni.

Ci sono dei giorni in cui le cose non funzionano. Non riesce nulla. Ti porti i problemi personali a lavoro, poi nello svago quelli di lavoro, e poi nel personale tutto quello che hai accumulato nella giornata. Ecco, basta poco a capire che un ciclo del genre tende ad espandersi in maniera inarrestabile. Una prima strategia è compartimentare, far sì che – per quanto possibile – i vari ambiti non si contaminino. Ma non funziona creando delle rigide pareti tra una e l’altra, insomma non posso spegnere ed accendere a comando le parti della mia personalità. Serve una piccola transzione. Per farlo una buona tecnica è la decompressione: lasciare che le tensioni si scarichino e iniziare a entrare nella nuova ottica. Ma ci vuole tempo – che è uno dei beni più preziosi e scarsi che abbiamo. E forse ci vuole anche spazio. Di sicuro non è una cosa facile, ma è una cosa di cui dovremmo preoccuparci.

Bere un caffè resta un grosso piacere, rilassante. Per come è mia abitudine o usanza è anche una maniera leggera per parlare tranquillamente. Godersi il momento e osservare quello che abbiamo attorno se siamo da soli. Anche nei più rapidi autogrill tra l’ordine e il servizio passa un pochino di tempo, ecco provare ad impiegare quel tempo è sempre difficile, resta poco, lo smartphone riempe tutto, ma alla lunga lascia poi la paura del vuoto attorno, saper fare brevi osservazioni sulla vita reale o brevi riflessioni. Il tempo di un caffè. Forse troppo veolce per portare ad un risultato, troppo vuoto per essere apprezzato.

“…guardami dentro gli occhi…”


Non aver capito il passato

gennaio 28, 2024
Daniel Melgarejo, flicrk.com

Quando ci si prospettano dei grandi cambiamenti all’orizzonte non è mai facile. Cambiare non lo è mai, anche se si va a migliorare: nel brevissimo periodo sembra che si peggiori ancora perchè i risultati si vedranno dopo, oppure che sono cambiamenti inutili e quindi perchè sprecare forze? Poi capita che i cambiamenti si consolidano, iniziano ad andare a regime e diventano il nuovo presente. Il problema però è sempre quella fatica enorme che facciamo per iniziare a cambiare e per mantenere nel breve termine il cambiamento, ancora peggio da gestire è se il cambiamento viene da fuori, imposto. Per quanto ci possa scaricare di tutti gli alibi della nostra pigrizia ci lascia sempre di fronte ad una situazione non sempre sentita, non sempre condivisa, insomma sterile. Ecco forse farci domande e provare a cambiare prospettiva ci potrebbero aiutare.

Ogni tanto ci si imbatte in frammenti del passato, rileggere e riguardare il passato in maniera critica e distaccata aiuta, se sono passati 10 o più anni è ancora meglio. Per quanto una nebbia sui dettagli è calata è nitido il quadro d’insieme: le cause sono più circoscritte (perchè dopo siamo bravi tutti a capire) e le conseguenze più chiare. Resta poi il fatto che certe sfumature non le coglievi, o per lo meno non le coglievi con lo spirito critico che hai sviluppato oggi, quindi ti raccontavi in fondo un mondo che per te oggi non esisterebbe in quei termini. Allora poi inizi a risponderti a delle domande che allora non capivi o riuscivi a focalizzare, semplicemente perchè chiamavi le cose col loro nome sbagliato.

Avere un momento per poter ascoltare i podcast è un grosso lusso. Avere un momento in cui poter leggere le newletter è una grande fortuna. Avere un momento in cui poter dedicarsi ad un libro non è scotantato. Poter guardare qualcosa (serie tv, film, documentari…) Luoghi e tempi per poter impare sono un lusso. Ne abbiamo tutti, chi più chi meno, e la cosa è ingiusta, ma spesso tendiamo a far valere il principio piuttosto che poco nulla, ma così il tutto si svuota e non ne ce ne accorgiamo nemmeno.

“…I nostri eroi si trovarono nel paese dei se, dei forse e dei però…”


Ricordi di letture

dicembre 31, 2023
Chris Phillips, flickr.com

Svuotiamo le parole per paura del vuoto: insomma meglio usare tante parole con un significato poco chiaro, che poche ma decise. Svuotiamo le parole usandole allo sfinimento, usandole, abusandone o semplicemente dicendole. A quel punto concetti importanti come rispetto, inclusione, comprensione, grazie, scusa restano cornici opache in cui mettiamo concetti deboli o dei quali non siamo totalmente consapevoli. Ed è lo stesso quando siamo noi a sentirle le parole. Siamo subissati e inondati da parole, ma poi resta poco. Ci si fissa sul piccolo dettaglio, senza fare lo sforzo di passare all’azione e poi di tornare indietro a migliorare quelle parole.

Rimettendo a posto i libri resto sempre sorpreso come ci siano dei libri che a malapena ricordo di aver letto, non mi hanno detto nulla allora e nemmeno sembra che hanno lasciato messaggi per oggi. Poi ci sono dei libri che oggi mi rendo conto che potrei capire meglio, forse uno sguardo più vissuto, meno idealista e con più vita vissuta mi farebbe sentir più vicino storie che mi sembravano estrememante lontante. Poi ci sono dei libri di cui non ricordo la storia nel dettaglio, ma singoli passaggi – istantanee di storie. Poi ci sono quei libri che si sono scolpiti nella tua memoria, che ti hanno insegnato qualcosa e continuano a farlo: li vedi nelle citazioni, nei riferimenti, nei temi e nelle menti dei personaggi. Classici o meno, capolavori o meno, questi sono libri che giorno dopo giorno ti scolpiscono la vita. Ed è sempre più difficile (ri)scoprirne di nuovi.

A volte smettiamo di sognare perchè ci sembra che nulla di diverso da quello che ci capita sia possibile. A volte smettiamo di sognare per evitare la fatica e il dolore che alle volte comporta la disillusione. A volte smettiamo di sognare perchè siamo stanchi. Capita a tutti, è ciclico. E in questi momenti, per uscirne non serve ricordarsi quanto è importante sognare, quello lo sappiamo, ma dobbiamo ricordarci come abbiamo deciso e agito per ricominciare. Buio, buio, una fievole luce.

“…faceva il palo per la banda dell’ortica…”


Luce che si spegne

novembre 16, 2023
astrid westvang, flickr.com

Quando in una stanza cambia improvvisamente l’illuminazione e la luce si spegne facciamo fatica ad adattarci all’istante. Ci vuole un attimo per abituarsi. Il buio improvviso spaventa, ci resta solo di non farci prendere dall’irrazionalità e aggrapparci a quello che ci fa stare in piedi. Poi col tempo ci si abitua a tutto e così riusciamo a muoverci anche dove c’è meno luce. Si affinano i sensi, si fa più attenzione: certo, quel mondo ha colori meno vivi o solo ombre, potrebbe essere meglio. Ma scopri che è vivibile, e speri che poi la luce torni per il domani. Sempre.

Ci sono delle cose che riesco a ricordare facilmente, altre delle quali ogni volta mi dimentico. Poi ci sono quelle che ho sempre bisogno di una breve frase che mi sbocchi il ricordo, come se fosse una chiave. Quindi il punto non è che non ricordo la cosa, ma quanto più che non riesco ad accedere alla mia “memoria”. La cosa curioisa è che senza quella chiave non riesco ad accedere a tutto il ricordo, alla storia, ai dettagli. Così quando non posso avere quel piccolo incipit, devo provare a ricrearlo, ma il problema resta: cercare la chiave per l’archivio delle chiavi. La soluzione è che a volte può aiutare ripercorrere luoghi o tempi a quando risale il ricordo, magari da sbloccarlo diversamente, per poi, quasi sempre dimenticarlo.

Il concetto di sliding doors in fondo è che delle piccole azioni causano a cascata enormi cambiamenti. Viene da chiedersi se in fondo, quello che succedere non è solo questione di tempo e succederebbe comunque. Pero’ il punto cruciale non è tanto dove si è e dove si arriva, ma la traiettoria, quella è più complessa, di quella resta impresso tutto.

“…I won’t pay, I won’t pay ya, no way…”


Tutta d’un fiato

settembre 23, 2023
theilr, flickr.com

Quando vado a nuotare sono solito fare una prima vasca a stile libero totalmente in apnea. Trovo mi scaldi molto. E’ una sensazione strana, mi muovo, mi scaldo, e mi sento come di liberare i polmoni dall’aria di fuori e così di liberare il corpo. Nuotare è una pratica ripetitiva e ancora oggi come quando mi allenavo da bambino mi piace avere un contensto i cui mi posso concentrare intensamente su singoli movimenti, la testa si focalizza solo su quello e per il tempo di una vasca tutto resta fuori. Ci sei tu, l’acqua e il tuo corpo che si muove. Delle volte senti il tuo respiro, altre volte spingi e quindi l’intensità ti dà la spinta. In ogni caso, quella prima vasca tutta d’un fiato è una grossa liberazione.

L’ultimo giorno di vacanza me lo ricordo sempre malinconico, tanto chiaro fino alle superiori, vago con l’università (per convenzione avevo deciso che era il giorno prima di ricominciare le nuove lezioni), dopo non c’è stato molto, forse un po’ il giorno prima di ricomincaire dopo le vacanze estive lunghe. Così negli anni ho sempre cercato di trovarmi un piccolo momento per me, per riflettere, per guardare avanti e indietro. Per vedere cosa mi aspetta e da dove arrivo. Il giorno prima dell’inizio è così: vorresti in fondo iniziare, ma allo stesso tempo non vorresti mai finire. E no, non è vero che nessuno vuole iniziare, forse è che quel posto non è fatto per noi, forse per nessuno.

Ogni tanto ripenso a dei libri che mi hanno accompagnato nelle svolte della vita. Ci sono libri che vanno in parallelo: romanzi che leggi in uno specifico momento e ti resta molto il legame con quel periodo. Ci sono poi libri che proprio per il loro contenuto ti aiutano a svoltare. Quelli sono più rari e non è tanto che sia un libro a spingerti a cambiare, sarebbe ingenuo pensarlo e ci sarebbe da dubitare sulla solidità del cambiamento, quanto più sia un libro ad accompagnarti nel cambiamento incuriosendoti ancora di più e consolidando quella tua indole.

“…Bad news on the doorstep I couldn’t take one more step…”


Sguardi e suoni nella nebbia

agosto 31, 2023
Francesco Zaia, flickr.com

I banchi di nebbia sono improvvisi, ti trovi abbastanza all’improvviso dentro e quando te ne rendi conto ti resta solo da fare molta attenzione per la scarsa visibilità. Tutto va più lento, la tua attenzione si focalizza sulle percezioni: vedere e sentire. La nebbia poi finisce tu puoi continuare la tua strada in macchina o a piadi, resta poi in fondo la sensazione di un tempo che si è rallentato.

Non è troppo difficile cambiare abitudini, ce la si può fare. Il problema grosso è mantenerle. Continuare nel cambiamento qualunque cosa ci sia fuori. Smettere di cambiare e stabilizzarsi, non è semplice. Alle volte nella frenesia del cambiamento si è trascinati, spinti, motivati… le cose sono diverse da ieri. Il probelma è quando però le cose devono essere come ieri, almeno ci devono essere piccole oscillazioni. Ecco questa è la fase della sostenibilità a lungo termine.

buio. vuoto. silenzio. nulla attorno. pioggia fuori e tutto grigio. musica che dà fastidio, opprimente. 1. 2. 3. luci. cadi. frani. stop. ora siamo qui, ma non è finita.

“… Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti…”


Far svanire una vista

luglio 31, 2023
Roberto Ferrari, flickr.com

Negli anni le finestre mi hanno sempre fatto riflettere. Quando mi capita di guardare fuori e pensare al mondo che è fuori. Rare volte ho provato a carpire e vivere quel mondo, ma era una ricerca forzata di una sensazione effimera, con qualche sapore di fisica quantistica appena andavo a misurare e vedere quel mondo, una parte di esso spariva. E spariva proprio la parte più onirica, il sogno. Così con gli anni mi sono reso sempre più conto che la ricerca della leggerezza sta nel quotidiano, non nella frustrazione di qualcosa che non c’è, che vedo solo da lontano e appena mi avvicino sparisce.

Pensare a delle canzoni che leghi ad un momento della vita è difficile, all’inizio ci pensi e te ne vengono in mente tante. Poi ci rifletti e ne restano poche, sono quelle che, appena le senti, ti fanno ritornare a quei tempi e quei luoghi. Per alcune l’effetto svanisce negli anni, si sovrascrive il ricordo. Altre riescono a portare con sè tutto per tempi lunghi. Ed è lo stesso per i luoghi che ci legano ad un periodo della vita. Sono un grande amante dei bar, prendere un caffè, un cappuccino, fare una colazione la mattina è qualcosa che mi ha sempre affascinato: un momento veloce ma non velocissimo, insomma della durata giusta per goderselo. E così ci sono anche i bar che mi ricordano alcuni momenti. Poi tutto cambia, resta il ricordo e passano le gestioni e gli esercizi.

“Mister così anche lei deve svuotare l’armadietto…” “Già via tutte le foto e le cartoline, via tutto.” “Ci siamo sempre chiesti, perchè le metteva?” “Ricordare, rivivere e restare contaminato… tanto erano cose più lontane da questo mondo meglio era, perchè mi ricordavano che esisteva qualcosa oltre. Mi ricordavano di non chiudermi, di farmi sempre domande.” “E per le risposte?” “Quello c’è tempo, col tempo finisce che smetti di fartele…”

buio. tristezza. malinconia. una fine. un intermezzo. un nuovo equilibrio.

“…e allora mambo…”


Rallentare nel modo migliore

giugno 26, 2023
linthesky, flicrk.com

Che siano benedetti i limiti. Averne è uno stimolo a capire il contesto e raggiungere l’obiettivo. Avere libertà totale finisce per non portare grandi risultati, sarebbe sempre potuto essere di più. Avere limti aiuta a renderci consapevoli di cosa abbiamo, cosa non abbiamo, cosa potremmo avere e cosa non potremmo avere. I limiti, soprattutto tecnologici spesso evolvono negli anni, ma la consapevolezza di cosa abbiamo raggiunto ci aiuta a sfruttarli. Avessi dato alle generazioni degli anni ’70 la stessa potenza di calcolo che abbiamo oggi, dubito che sarebbero stati in grado di sfuttarla al massimo. Nemmeno noi ci riusciamo, anzi più andiamo avanti e più sprechiamo perchè i nostri limiti di oggi si sono estesi e a volte perdiamo quell’attenzione a ottimizzare che una volta era necessaria. Nessuno senza limiti o vincoli tira fuori dal cilindro qualcosa di interessante, non avere un obiettivo non ci spinge al massimo.

Alle volte il mondo va veloce, troppo. Non riesci a stare dietro: passi dall’essere troppo avanti a troppo indietro, una molla che non si sincronizza mai con il presente. Il problema è che oscillare troppo ci fa vivere un mondo che non c’è, troppo legato al passato o troppo in là a immaginare un futuro che magari nemmeno si realizzerà. A volte rallentare aiuta, ci sembra di perederci immense occasioni, in realtà se facciamo in maniera di farlo quando siamo rivolti al domani le cose potrebbero anche andare meglio. Troveremo il nostro ritmo e tutto andrà meglio.

“Così tra poco giocheremo l’ultima partita?” “Sì, anni fa era quello che succedeva alla fine. Oggi è solo l’inizio”

“…se tutto passa, tutto è già passato…”