
tratta da flickr.com dall’album di “Ramón”
l’emozione della musica dal vivo – live – è indescrivibile. Suoni che arrivano direttamente all’orecchio, come pieni di un’energia e un sentimento che puoi cogliere solo lì. Ci sono concerti e concerti, dove si canta tutti assieme o dove stai in sileznio lasci che la melodia faccia il suo corso. La musica dal vivo, in fondo, è piena di minime imperfezioni legata alla complessità dell’evento, ma proprio per questo è un’esperienza unica e irripetibile. E in quel breve istante che intercorre tra l’udito e l’ascolto, là le nostre emozioni si faranno più intense e prenderanno spazio, ci sembrerà di essere lontano dai problemi o, almeno, allevieremo la stretta.
Per quanto ci sembra banale, dobbiamo avere a che fare col nostro passato: è inevitabile e non è semplice. Tra i rischi che possiamo correre c’è quello volerlo rivivere in continuazione e il suo opposto dimenticarlo come se non ci fosse mai stato. La prima strada ci porta ad idealizzare un passato – che a volte nemmeno c’è stato – a volerlo rivivere a spiegare il presente con quegli schemi, riconducendo tutto ad un momento della vita in cui ci era sembrato di capire l’inizio e la fine. Poi il mondo cambia, e noi restiamo indietro. Oppure c’è sempre la possibilità di dimenticare, cancellare ciò che è stato. Lasciandoci così la sensazione di vivere sempre in eterno presente, con poca memoria ed emozioni acerbe. In medio stat virtus…
“in questo momento sono in balia degli eventi, e se ci pensi fa paura” “ce l’ha sempre fatta. e anche sta volta riusciremo a tirare su la squadra” “stavolta è diverso, è un mondo nuovo…” “lo è sempre stato, lo avete sempre detto” “Sì, ma guarda è tutto distrutto e abbandonato, non so nemmeno da dove cominciare” “ecco, questo può essere un punto di inizio” “giusto… poi si vedrà. Ti ricordi?” “non ce la faremo mai…” “…ma alla fine ce l’abbiamo sempre fatta”
“…ragazzi scimmia del jazz, così eravamo noi…”